Gli ospiti sono circa una decina, arrivano scaglionati e si portano da bere. Scelgono il vino in base al menu concordato sul web. In media, spendono trenta euro a testa, ma i prezzi variano molto in base al tipo di cucina che si propone e in base a chi indossa il grembiule di chef. È la via di mezzo tra una cena informale tra amici e un’esperienza di social eating, moderna e accattivante. Si chiamano Home Restaurant o Supper Club e sono la moda del momento sia fra i potenziali ospiti che fra i potenziali host (organizzatori e cuochi dell’evento). Sulla scorta del successo dei guerrilla restaurant e di tutte le varianti provenienti dal mondo britannico, gli Home Restaurant sono ormai una realtà consolidata anche in Italia. Il ristorante in casa, a differenza di quanto pensano in molti, non è illegale. Si tratta semplicemente di un’attività saltuaria, ancora non regolamentata da norme specifiche, nonostante siano già due i disegni di legge in cantiere. Per il momento, è possibile invitare a cena a casa propria commensali paganti senza necessità di dichiarazioni o autorizzazioni, e senza aprire la Partita IVA purchè i guadagni restino entro certi limiti annui. L’investimento per provare a crearsi un reddito integrativo cucinando per amici “al buio” è minimo e la rete di contatti si sta via via ingrandendo grazie ai social network e ai portali dedicati. Le cene degli Home Restaurant sono più di un evento culturale, sono una risposta alla crisi nell'ottica della sharing economy e dal consumo collaborativo. |
*Contenuti tratti dal sito creaimpresa.it