L’Italia, come dimostrano i dati dei servizi sociali, è sempre più un paese bisognoso di assistenza, anche residenziale, per quanto riguarda le fasce più deboli, tra le quali i minori, le donne e i disabili. Ma non si può trascurare chi sceglie di lottare contro una dipendenza o chi, dopo un periodo di reclusione in carcere, vorrebbe ricominciare. I presidi socio-assistenziali residenziali attivi sul territorio nazionale - nella maggior parte si tratta di strutture private convenzionate con i Comuni - non riescono a fronteggiare le richieste. Una risposta è rappresentata dalle case famiglia e comunità alloggio, strutture residenziali in grado ospitare fino a venti utenti in un ambiente domestico, in grado di riprodurre il calore e il sostegno della famiglia assente. Per diventare coordinatori di una casa famiglia per minori, disabili e adulti in difficoltà non sono necessari requisiti particolari, né investimenti impegnativi, poiché si può trasformare in presidio socio-assistenziale la propria abitazione. Svolgendo un lavoro utile e gratificante, con la collaborazione dei servizi sociali e di personale medico specialistico e in convenzione con le ASL, si potranno fornire ai propri ospiti tutti gli strumenti per una riabilitazione serena e per il reinserimento nella società. Fare dell’assistenza il proprio lavoro significa garantire un futuro a chi merita una seconda occasione e farsi "ambasciatore" di sostegno e speranza. |
*Contenuti tratti dal sito creaimpresa.it